Fabbrica e Fiori











{ottobre 7, 2008}   Sindacato e lavoro negli anni 70

A fine anni 60 i sindacati sollevano, in sede contrattuale, il problema delle gabbie salariali in una vertenza condotta unitariamente. Le differenze tra zona e zona sono consistenti, anche se ridotte da due accordi nel 1953 e nel 1961. L’obiettivo di eliminare del tutto le sperequazioni geografiche viene raggiunto in base ad un accordo concluso tra Fiom e Industriali. In quegli anni, a livello parlamentare, viene discusso e approvato lo ”Statuto dei lavoratori”.
Nel giugno del 1969 il Congresso della Cgil a Livorno, nel riconfermare la linea della contrattazione aziendale, decide di attivare le sezioni sindacali come sede per la contrattazione, sollecitando il riconoscimento del diritto di assemblea sul luogo di lavoro.
In questi anni le lavoratrici conquistano una serie di garanzie sia a livello contrattuale che legislativo, dalla parità salariale (L.1204/1971) che assicura la conservazione del posto di lavoro nei periodi pre e post maternità.

Il 25 luglio 1972 nasce la Federazione unitaria Cgil, Cisl, Uil.
Nel 1977, l’accordo sul punto unico di contingenza che favorisce i lavoratori meno qualificati, i quali avranno da questo momento una crescita del salario reale maggiore del tasso di inflazione, mentre la fascia piu’ alta della scala professionale vede ridursi il potere di acquisto reale.
Fra gli anni 70-80 la Federazione unitaria sollecita una svolta di politica economica. Nell’ assemblea dei Consigli generali e dei delegati a Roma (febbraio ’78) viene esposta la tesi, secondo la quale le rivendicazioni salariali terranno conto delle ”compatibilità” con l’andamento economico. Si riconoscono così i limiti delle richieste sindacali purché il governo assuma precisi impegni garantendo l’attuazione di alcune riforme sul piano dell’occupazione.
Dopo tante lotte e vittorie, da questo momento inizia la cosiddetta “discesa del sindacato”. Ma questa è un’altra storia.



et cetera