Fabbrica e Fiori











p38Il movimento del ’77 è nato principalmente nell’area dei gruppi della sinistra extraparlamentare; fu del tutto nuovo sia a livello di forma che di sostanza rispetto ai precedenti movimenti studenteschi, come quello del Sessantotto; esso infatti fu caratterizzato dalla dichiarata contestazione al sistema dei partiti e dei sindacati, ma anche dei movimenti politici come erano stati fino ad allora e soprattutto dalla proposta di tematiche fino ad allora inedite.

Contesto storico e sociale
Il movimento nacque in concomitanza della crisi delle organizzazioni extraparlamentari che avevano condotto ed egemonizzato le lotte sociali negli anni successivi al sessantotto e con l’avvento di quella che fu definita Università di massa. In conseguenza della fine della scuola classista, entrata definitivamente in crisi con il sessantotto e con la legge sul diritto allo studio del 1969, le università non erano più frequentate quasi esclusivamente da studenti provenienti dai ceti più benestanti ma anche in larga parte da giovani provenienti dal proletariato.
Dopo circa un decennio di contestazioni nella scuola e nella società, il rigore rivoluzionario dei vecchi gruppi dell’extrasinistra appariva inadeguato e superato. Infatti la contestazione fu rivolta anche alla pratica politica delle stesse organizzazioni da cui gli aderenti al movimento provenivano.

manifInoltre il movimento femminista, che dai primi anni ’70 aveva avuto una crescita molto forte, era presente nel movimento con le sue istanze di liberazione dall’oppressione sessista maschile.
Altro aspetto importante fu l’azione politica del partito radicale di Marco Pannella che, dopo la vittoria nel 1974 del Referendum per il divorzio, aveva ingrossato notevolmente le file e concentrò il suo impegno sulla difesa dei diritti umani, dei diritti civili, per il pacifismo e la non violenza.
Le istanze inoltre erano molteplici dalla lotta contro l’autoritarismo e la repressione, a quelle del movimento di liberazione omosessuale e l’antiproibizionismo. Inoltre bisogna ricordare che in quell’epoca vi era la diffusione della cultura underground e di giornali dedidacati alla controcultura e alla controinformazione, come la rivista Re Nudo fondata nel 1969 a Milano da un gruppo di hippies. Questi con la rivista nel 1975 e nel 1976, in un certo qual modo ricalcando il grande raduno di Woodstock, avevano organizzato due grandi raduni pop (Festival del proletariato giovanile) al Parco Lambro a Milano.

punkLa cultura alternativa passava anche attraverso le radio libere, nate dopo la liberalizzazione delle trasmissioni nel 1976, che ebbero una discreta diffusione in tutto il territorio nazionale. A livello internazionale c’è da rimarcare che proprio nel ’77 arrivò la “prima ondata” di subcultura punk chiamata “Punk 77”, relativo in particolare alla scena britannica (British Punk) e statunitense (American Punk).

Nacque in questo contesto un movimento complesso, libertario e creativo, dove non c’erano leader e dove il coinvolgimento e la responsabilità erano strettamente personali anche se un ruolo portante nelle lotte continuavano a svolgerlo gli ambienti militanti dell’ormai sciolta Lotta Continua e soprattutto dell’area dell’Autonomia.

Le azioni politiche
Alcune delle pratiche di lotta che caratterizzarono il movimento si erano formalizzate nel corso degli anni ’70 e tendevano a proporre un modello d’azione diretta dove il cambiamento doveva avvenire subito, con la riappropriazione di beni e spazi rivendicati come diritto. Occupazioni di case sfitte e/o abbandonate, espropri proletari, autoriduzione delle bollette e dei servizi in genere (dal cinema agli esercizi di ristorazione) divennero le pratiche tipiche del movimento, a cui rimasero affiancate le azioni distintive della sinistra extraparlamentare come l’antifascismo militante.

Il movimento del ’77 coinvolse i settori emarginati della società che erano costituiti, nelle grandi città, da vasti strati della popolazione delle periferie degradate e che vivevano la loro condizione sottoproletaria ai margini della società e della politica nazionale. A questa condizione di emarginazione si aggiunse la circolazione e la diffusione dell’eroina, che il movimento si impegnò a contrastare con campagne di informazione e di lotta allo spaccio.

La rottura con la sinistra istituzionale

Il padrone disperato / ha chiamato il sindacato: / “Lama mio salvami tu, / così non se ne può più” / E con gran pubblicità / va nell’università. / Di preciso il diciassette / del febbraio ’77 / sopra un palco da cantante / il progetto delirante: / “Il lavoro benedici / viva viva i sacrifici” » (Murale all’Università di Bologna (da Zut, febbraio 1977)

Nel 1977, l’ala creativa e pacifica del movimento e l’Autonomia Operaia che invece propugnava la lotta armata in piazza, consumarono la rottura definitiva col PCI contestando duramente la politica del compromesso storico e l’abbandono da parte del Partito Comunista Italiano dell’opposizione di classe al potere borghese.

La rottura col PCI si manifestò in maniera palese il 17 febbraio 1977, durante un comizio del segretario della CGIL Luciano Lama svoltosi dentro l’università di Roma, in quel momento occupata dagli studenti. Durante il comizio la contestazione dell’ala creativa e degli studenti dell’Autonomia si trasformò in scontro aperto con il servizio d’ordine del sindacato. Gli scontri per violenza e intensità causarono lo scioglimento anticipato del comizio e l’abbandono della città universitaria da parte del segretario e della delegazione della CGIL. L’evento diverrà famoso e ricordato come “La cacciata di Lama” dall’università La Sapienza. Lo stesso giorno in conseguenza di quell’episodio il rettore dell’Università la Sapienza di Roma consegnò la città universitaria alla polizia.

fori di proiettile a bolognaLa città di Bologna in quell’anno fu teatro di violentissimi scontri di piazza. In particolare l’11 marzo viene ucciso con un colpo di pistola alle spalle (probabilmente sparato da un carabiniere) un militante di Lotta Continua, Francesco Lorusso, durante le cariche per disperdere un gruppo di autonomi che avevano organizzato una contestazione dell’assemblea di Comunione e Liberazione che si teneva quella mattina all’università. Questo evento fece da detonatore per una lunga serie di scontri con le forze dell’ordine che interessarono per due giorni l’intera città di Bologna.

Il ministro degli interni Francesco Cossiga per reprimere le azioni di guerriglia inviò i mezzi blindati nella zona universitaria e in altri punti caldi della città. Questi duri scontri con polizia e elementi di destra costarono al movimento e allo Stato numerose vittime.

Anche Torino fu teatro di scontri sanguinosi e attentati. Il 1 ottobre 1977, al termine di un corteo partito con l’assalto alla sede del Movimento Sociale Italiano, un gruppo di militanti di Lotta Continua raggiunse un bar del centro cittadino, L’Angelo Azzurro di via Po 46, frequentato da giovani di destra. In seguito al lancio di due bombe molotov morì bruciato vivo Roberto Crescenzio, uno studente del tutto estraneo agli schieramenti politici. L’omicidio, i cui responsabili materiali non furono mai individuati, fu definito da un altro leader di Lotta Continua, Silvio Viale, un “tragico incidente”.

Un’altra vittima innocente degli scontri di piazza di quell’anno è Giorgiana Masi, uccisa a Roma da un colpo di pistola durante una manifestazione organizzata dal Partito Radicale per celebrare i tre anni dalla vittoria del referendum sul divorzio. Per quanto i responsabili dell’omicidio siano rimasti ignoti, il movimento attribuì la responsabilità del delitto ad agenti di polizia in borghese, che vennero immortalati in quell’occasione vestiti con abbigliamento riconducibile allo stile dei giovani extraparlamentari.

La fine del movimento. Il riflusso
Verso la fine degli anni settanta il movimento aveva esaurito la fase iniziale di rivolta spontanea. Il rapimento Moro aveva spinto molti aderenti dei gruppi della sinistra extraparlamentare a seguire quanto contenuto nel motto suggerito anche dal quotidiano Lotta continua (“nè con lo Stato né con le brigate rosse”).
Diversi furono i giovani che si avviarono verso la lotta armata mentre altri ripiegarono nei partiti parlamentari o nel disimpegno. Altri ancora disillusi e nello sconforto aspiravano al misticismo, alle filosofie orientali ed al ritiro in comunità per uno stile di vita alternativo. Il resto del movimento, così come era inteso dalla fine degli anni sessanta, scomparve del tutto lasciando una sola organizzazione, Democrazia Proletaria, che, dopo la scelta parlamentare, si schierò alla sinistra del PCI divenendo un punto di riferimento per parte dei giovani impegnati negli anni Ottanta. I vari leader e personaggi noti, reduci dei primi anni dell’esperienza del Sessantotto, come l’ultimo direttore del giornale Lotta Continua, scelsero l’impegno ambientale, raggruppandosi attorno al nascente movimento verde italiano. Altri aderirono ed entrarono a far parte dei vecchi partiti (soprattutto il PSI) e a seguire le loro carriere, in pratica aderirono al nascente movimento degli yuppies.

Allo stesso tempo si sviluppavano le nuove realtà giovanili di lotta politica come i Centri sociali, da cui poi nascerà il movimento no global italiano.

[fonte: Wikipedia]
PER APPROFONDIRE:

  • Bibliografia sul 1977
  • I libri del 77 italiano
  • Dossier di Repubblica sul 1977


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