Fabbrica e Fiori











{Maggio 26, 2012}   Diario di un maestro

Mi è capitato di rivedere uno straordinario sceneggiato RAI del 1972 dal titolo “Diario di un maestro”. La scuola descritta in questo film è un luogo in cui degli eccezionali innovatori cercavano a fatica di praticare una nuova idea di scuola democratica, inclusiva e giusta. Ce l’hanno fatta?

La prima puntata.



{Maggio 26, 2012}   Romanzo di una strage

Un bellissimo film.

Prima di andare al cinema però occorre documentarsi un po’ sulle vicende della Strage di Piazza Fontana [wikipedia]

Questo film mi ha fatto pensare alla profonda ingiustizia delle condanne a morte, da qualunque parte provengano.



{dicembre 29, 2008}   Rose e Pistole

rose e pistoleTragico anno il 1977. Io lo definisco tragico senza appello. Sia da un punto di vista politico che sociale.
Un libro interessante racconta la complicata storia di un anno complicato.
Il 1977 è un anno breve. Inizia il 7 dicembre 1976, giorno della contestazione alla prima della Scala, e si chiude a maggio, con la morte di Giorgiana Masi. Nell’arco di pochi mesi, decine di migliaia di giovani si riprendono la piazza: occupano università, fondano giornali, radio libere e fanzine, sfilano con la faccia dipinta o la P38 nel giubbotto, contestano tutto ciò che è ‘vecchio’, compresi i fratelli maggiori del ’68. Urlano, amano, sparano. Muoiono. Il ’77 è una miscela esplosiva di spontaneità e nichilismo, di creatività e violenza.

  • Acquista il libro “Rose e Pistole”
  • Vai alla pagina sul 1977


  • Ricorre in questi giorni l’anniversario di una data che ha tristemente segnato la fine del cosiddetto “Sessantotto” e l’inizio di quella scura stagione della “strategia della tensione” che è durata per tutto il decennio successivo.
    Piazza Fontana è la fine di qualcosa.
    Dopo Piazza Fontana nulla sarà più come prima.
    La strage arriva dopo una memorabile stagione di lotte, il famoso autunno caldo del 1969.
    Come si sa la magistratura ha accertato la matrice di estrema destra dell’attentato terroristico.
    Qui intendiamo ripercorrere le tappe salienti, dalla strage all’iter giudiziario perchè da Piazza Fontana oggi si possono trarre importanti lezioni.
    Dal sito Retinvisibili.
    La Strage di Piazza Fontana
    Fonte: http://www.clarence.com
    (da Fabrizio Calvi e Frédéric Laurent, Piazza Fontana – La verità su una strage, Mondadori) – articolo riadattato.
    Scheda a cura di Sonia e Sandro, del collettivo Borgorosso – Piacenza

    Milano, 12 dicembre 1969, ore 16,30

    Esplode una bomba nel salone degli sportelli della Banca Nazionale dell’Agricoltura, al numero 4 di piazza Fontana. Ha inizio una nuova era tragica. I terroristi non avrebbero potuto scegliere un momento migliore: la banca è infatti gremita per il “mercato del venerdì”, che richiama gli agricoltori delle province di Milano e Pavia. L’ordigno è stato collocato in modo da provocare il massimo numero di vittime: sotto il tavolo al centro del salone riservato alla clientela, di fronte all’emiciclo degli sportelli. I locali devastati testimoniano la potenza dell’esplosivo impiegato. L’attentato causa sedici morti, di cui quattordici sul colpo, e ottantotto feriti. La storia dirà se la strage di piazza Fontana, inaugurando la strategia della tensione, ha determinato i dieci anni più bui della vita politica italiana.
    Nelle ore che seguono gli attentati, vengono compiute perquisizioni nelle sedi di tutte le organizzazioni dell’estrema sinistra. Viene visitata anche qualche organizzazione d’estrema destra, ma senza molta convinzione, visto che le indagini risparmiano Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale, le più importanti. Fin dall’indomani, come preparata in anticipo, parte un’incredibile campagna contro gli estremisti di sinistra. Le indagini sono di una stupefacente rapidità; in tre giorni viene arrestata una decina di persone sulle quali, come dichiara la polizia, “gravano pesanti indizi”. Sono tutti anarchici dei circoli Bakunin e 22 Marzo. Tra di loro vi sono: Giovanni Aricò, Annelise Borth, Angelo Casile, Roberto Mander, Emilio Borghese, Mario Merlino, Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. Per la polizia, insomma, oltre a quella anarchica, nessun’altra pista merita di essere presa in considerazione. []



    {novembre 10, 2008}   Moda anni 70

    Sul fornitissimo sito pagine 70, dal quale ci piace spesso prendere spunto, ci sono una serie di schede sulle mode di trent’anni fa.
    Hanno caratterizzato questo periodo sicuramente i colori a dir poco sgargianti e le particolarissime fantasie grafiche che popolavano i tessuti di quel tempo.
    Anche la tecnica ha aiutato questa evoluzione dalla triste tinta unita all’ “immaginazione al potere” infatti sono datate 1970 alcune migliorie ai macchinari di stampa dei tessuti, inoltre i cosiddetti “tessuti sintetici” che fanno la loro comparsa in questo periodo erano più adatti ad essere colorati e “disegnati”.
    Ma la moda anni settanta è stata, con la sua esplosione di colori, soprattutto lo specchio di un’umanità che, in pieno boom, esplodeva di vitalità.



    {novembre 2, 2008}   Woodstock 1969

    Che cosa è stato esattamente il festival di Woodstock? Forse non se ne è parlato abbastanza, perchè questo straordinario momento ha significato molto.

    “Pensavamo di essere tutti singoli hippie dispersi”, ricorda David Crosby. “Ma quando arrivammo là, cambiammo idea di colpo.. dal nostro elicottero vedevamo la NY State Thruway bloccata per una trentina di chilometri e una folla gigantesca di almeno mezzo miione di persone: la mente vacillava. Non era mai accaduto prima, pareva quasi che dal nulla fosse emersa una terra aliena”. Nel fine settimana di Ferragosto 1969, circa 400.000 persone provenienti da tutta America arrivarono alla fattoria di 240 ettari di Max Yasgur. a Berthel, nello stato di NY, per la tre giorni di concerti nota come Woodstock Music and art Fair. Lunedì 18 agosto tornarono a disperdersi per tutta America dopo aver assistito a concerti leggendari di, solo per fare qualche nome, Who, Santana, Janis Joplin, Creedence Clearwater Revival, Joe Cocker, Sy and the Family Stone, Jimi Hendrix e, appena alla loro seconda esibizione dal vivo, Crosby, Stills, Nash & Young. “Era una scena febbrile, e tutti noi spingevamo sull’acceleratore” dice Crosby. “Allenostre spalle c’erano artisti e gruppi come Hendrix SATFS, e noi volevamo a tutti i costi fare bella figura con loro, Per me, il massimo fu l’esecuzione di un pezzo tanto complesso come “Suite: Judy Blue Eyes” nella sua interezza, e senza rovinarla. Fu uno sballo, uno spasso e un momento di pura bellezza”. Nonostante i ritardi, il pericolo di scariche elettriche e una diffusa anarchia dietro le quinte, Woodstock produsse la magia definitiva degli anni 60: trasformare un completo caos e tonnellate di pioggia e fango nel più grande festival rock di sempre nell’esperimento più celebre riuscito di pace e comunione di tutti gli anni 60. “Fu incredibile”, disse Carlos Santana. “Non potrò mai scordare il suono della musica che rimbalzava contro un muro di corpi”. Joe Cocker portò R&B inglese fino in cielo con una ersione di “With a Little Help from my Frieds” dei Beates, e Hendrix la mattina del lunedì mandò a casa i superstiti con una versione stravolta dell’inno americano. Come dice il presentatore Wavy Gravy: “Tutto il mondo ci stava a guardare,e per noi fu l’occasione di mostrare come potevano andare le cose se fossimo stati noi a comandare” (dallo speciale n°1 del Rolling Stone Magazine, I 50 momenti che hanno fatto la storia del R&R).

    Per saperne di più:

  • on wikipedia
  • Woodstock e la nazione hippie


  • {ottobre 8, 2008}   La 194

    Considero la 194 una delle conquiste più importanti delle donne italiane. Ed è stato un lungo percorso, attraverso gli anni settanta, che ha portato alla sua approvazione. Una legge importante che sancisce quel principio di autodeterminazione della donna che, nella possibilità di disporre autonomamente del proprio corpo, trova una sua fondamentale realizzazione.
    Ma come si è arrivati alla sua approvazione il 22 maggio del 1978?

    Vi consiglio di leggere il seguente wiki



    {ottobre 7, 2008}   Sindacato e lavoro negli anni 70

    A fine anni 60 i sindacati sollevano, in sede contrattuale, il problema delle gabbie salariali in una vertenza condotta unitariamente. Le differenze tra zona e zona sono consistenti, anche se ridotte da due accordi nel 1953 e nel 1961. L’obiettivo di eliminare del tutto le sperequazioni geografiche viene raggiunto in base ad un accordo concluso tra Fiom e Industriali. In quegli anni, a livello parlamentare, viene discusso e approvato lo ”Statuto dei lavoratori”.
    Nel giugno del 1969 il Congresso della Cgil a Livorno, nel riconfermare la linea della contrattazione aziendale, decide di attivare le sezioni sindacali come sede per la contrattazione, sollecitando il riconoscimento del diritto di assemblea sul luogo di lavoro.
    In questi anni le lavoratrici conquistano una serie di garanzie sia a livello contrattuale che legislativo, dalla parità salariale (L.1204/1971) che assicura la conservazione del posto di lavoro nei periodi pre e post maternità.

    Il 25 luglio 1972 nasce la Federazione unitaria Cgil, Cisl, Uil.
    Nel 1977, l’accordo sul punto unico di contingenza che favorisce i lavoratori meno qualificati, i quali avranno da questo momento una crescita del salario reale maggiore del tasso di inflazione, mentre la fascia piu’ alta della scala professionale vede ridursi il potere di acquisto reale.
    Fra gli anni 70-80 la Federazione unitaria sollecita una svolta di politica economica. Nell’ assemblea dei Consigli generali e dei delegati a Roma (febbraio ’78) viene esposta la tesi, secondo la quale le rivendicazioni salariali terranno conto delle ”compatibilità” con l’andamento economico. Si riconoscono così i limiti delle richieste sindacali purché il governo assuma precisi impegni garantendo l’attuazione di alcune riforme sul piano dell’occupazione.
    Dopo tante lotte e vittorie, da questo momento inizia la cosiddetta “discesa del sindacato”. Ma questa è un’altra storia.



    {ottobre 6, 2008}   Le “Radio Libere”

    “Amo la radio perchè arriva dalla gente,
    entra nelle case e ci parla direttamente,
    e se una radio è libera, ma libera veramente,
    mi piace ancor di più perchè libera la mente” – Eugenio Finardi

    Tipico degli anni 70 è il fenomeno delle cosiddette “Radio Libere” che non hanno nulla a che vedere con le odierne radio private. Sulla vicenda delle radio libere l’Italia ha misurato la debolezza del suo sistema democratico e la precarietà di una libertà di parola molto ipotetica, tanto che Gaber in un suo spettacolo del 1972 ebbe a dire:
    “…la libertà di espressione è la misura della loro potenza: ti lasciano il tuo spazio libero, quello che chiamano libertà, senza che si abbia la possibilità di modificare o sovvertire qualcosa; in altre parole: non si riesce mai a dar fastidio a nessuno!”. E’ difficile dire quale fu la prima radio libera in Italia tanto fu generale e uniformemente distribuita in tutta la penisola l’esigenza di far sentire la propria voce.
    Tra le più celebri storie di radio libere di quei tempi va menzionata la bolognese “Radio Alice” che iniziò a trasmettere il 9 febbraio 1976 sulla frequenza fm 100.6 mhz, utilizzando un trasmettitore militare. La piccola emittente radiofonica dell'”ala creativa” del movimento studentesco voleva farsi portavoce della “comunicazione liberata“.
    La radio però ebbe vita breve e fu chiusa dai carabinieri il 12 marzo 1977 con l’accusa di avere diretto via etere i violenti scontri all’indomani dell’uccisione dello studente Francesco Lorusso per mano della polizia. I redattori della radio, durante l’irruzione negli studi, furono tutti arrestati e gli apparati di trasmissione distrutti. Per la prima volta nella storia repubblicana una testata radiofonica era stata soppressa per mano militare.

  • Leggi delle Radio Libere su Pagine 70
  • Radio Alice


  • {settembre 29, 2008}   Il cittadino consumatore

    Gli anni settanta hanno visto il consolidamento della cosiddetta “società dei consumi” anche nel nostro paese. Da un punto di vista sociale uno degli elementi determinanti della progressiva modifica delle abitudini dei consumatori è stata la nascita del “tempo libero”. I consumi degli italiani non sono più al 90% legati a bisogni primari dell’individuo, ma inizia a svilupparsi un vero e proprio mercato del tempo libero. Due simboli di questa evoluzione sono la televisione (a colori) e l’automobile che entrano davvero in tutte le case italiane.
    Ma la società dei consumi di massa implica una specifica categoria, mai delineata prima, ovvero quella dei consumi infantili e giovanili.
    In ogni famiglia una serie di acquisti sono dedicati ai più piccoli e gli adolescenti sviluppano propri originali panieri di consumo.
    I giovani, in particolare, si rivolgevano a tre settori di consumi principali: la musica, il fumetto e la moda.

  • galleria di fantastiche pubblicità di giocattoli anni settanta


  • et cetera