Fabbrica e Fiori











{ottobre 8, 2008}   La 194

Considero la 194 una delle conquiste più importanti delle donne italiane. Ed è stato un lungo percorso, attraverso gli anni settanta, che ha portato alla sua approvazione. Una legge importante che sancisce quel principio di autodeterminazione della donna che, nella possibilità di disporre autonomamente del proprio corpo, trova una sua fondamentale realizzazione.
Ma come si è arrivati alla sua approvazione il 22 maggio del 1978?

Vi consiglio di leggere il seguente wiki



{ottobre 7, 2008}   Sindacato e lavoro negli anni 70

A fine anni 60 i sindacati sollevano, in sede contrattuale, il problema delle gabbie salariali in una vertenza condotta unitariamente. Le differenze tra zona e zona sono consistenti, anche se ridotte da due accordi nel 1953 e nel 1961. L’obiettivo di eliminare del tutto le sperequazioni geografiche viene raggiunto in base ad un accordo concluso tra Fiom e Industriali. In quegli anni, a livello parlamentare, viene discusso e approvato lo ”Statuto dei lavoratori”.
Nel giugno del 1969 il Congresso della Cgil a Livorno, nel riconfermare la linea della contrattazione aziendale, decide di attivare le sezioni sindacali come sede per la contrattazione, sollecitando il riconoscimento del diritto di assemblea sul luogo di lavoro.
In questi anni le lavoratrici conquistano una serie di garanzie sia a livello contrattuale che legislativo, dalla parità salariale (L.1204/1971) che assicura la conservazione del posto di lavoro nei periodi pre e post maternità.

Il 25 luglio 1972 nasce la Federazione unitaria Cgil, Cisl, Uil.
Nel 1977, l’accordo sul punto unico di contingenza che favorisce i lavoratori meno qualificati, i quali avranno da questo momento una crescita del salario reale maggiore del tasso di inflazione, mentre la fascia piu’ alta della scala professionale vede ridursi il potere di acquisto reale.
Fra gli anni 70-80 la Federazione unitaria sollecita una svolta di politica economica. Nell’ assemblea dei Consigli generali e dei delegati a Roma (febbraio ’78) viene esposta la tesi, secondo la quale le rivendicazioni salariali terranno conto delle ”compatibilità” con l’andamento economico. Si riconoscono così i limiti delle richieste sindacali purché il governo assuma precisi impegni garantendo l’attuazione di alcune riforme sul piano dell’occupazione.
Dopo tante lotte e vittorie, da questo momento inizia la cosiddetta “discesa del sindacato”. Ma questa è un’altra storia.



{ottobre 6, 2008}   Le “Radio Libere”

“Amo la radio perchè arriva dalla gente,
entra nelle case e ci parla direttamente,
e se una radio è libera, ma libera veramente,
mi piace ancor di più perchè libera la mente” – Eugenio Finardi

Tipico degli anni 70 è il fenomeno delle cosiddette “Radio Libere” che non hanno nulla a che vedere con le odierne radio private. Sulla vicenda delle radio libere l’Italia ha misurato la debolezza del suo sistema democratico e la precarietà di una libertà di parola molto ipotetica, tanto che Gaber in un suo spettacolo del 1972 ebbe a dire:
“…la libertà di espressione è la misura della loro potenza: ti lasciano il tuo spazio libero, quello che chiamano libertà, senza che si abbia la possibilità di modificare o sovvertire qualcosa; in altre parole: non si riesce mai a dar fastidio a nessuno!”. E’ difficile dire quale fu la prima radio libera in Italia tanto fu generale e uniformemente distribuita in tutta la penisola l’esigenza di far sentire la propria voce.
Tra le più celebri storie di radio libere di quei tempi va menzionata la bolognese “Radio Alice” che iniziò a trasmettere il 9 febbraio 1976 sulla frequenza fm 100.6 mhz, utilizzando un trasmettitore militare. La piccola emittente radiofonica dell'”ala creativa” del movimento studentesco voleva farsi portavoce della “comunicazione liberata“.
La radio però ebbe vita breve e fu chiusa dai carabinieri il 12 marzo 1977 con l’accusa di avere diretto via etere i violenti scontri all’indomani dell’uccisione dello studente Francesco Lorusso per mano della polizia. I redattori della radio, durante l’irruzione negli studi, furono tutti arrestati e gli apparati di trasmissione distrutti. Per la prima volta nella storia repubblicana una testata radiofonica era stata soppressa per mano militare.

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  • Radio Alice


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